Web3 e Intelligenza artificiale

Il caso di ChatGPT

Sono trascorsi ormai 20 anni da quando Tim Berners-Lee ha inventato il Word Wide Web insieme a Robert Cailliau. Allora non lo sapevamo ancora ma questo avrebbe modificato le nostre vite per sempre e in modo irreversibile.

In un primo momento il WWW doveva essere una piattaforma di scambio delle informazioni. E lo è stata: il web 1.0 ha avvicinato la conoscenza a ogni essere umano come mai era accaduto prima. Nel cosiddetto Web 2.0 invece è arrivata l’era degli e-commerce come Amazon o Ebay e dei social media, primo fra tutti per popolarità Facebook.

Quello che è accaduto poi è che i content creators (ovvero tutti gli utenti di queste grandi piattaforme) hanno caricato i loro contenuti ma si sono visti talvolta privati della loro proprietà intellettuale e hanno (abbiamo) dato alle grandi aziende la possibilità di raccogliere i big-data (ovvero quantità incommensurabili di dati) da poter manipolare. Tutto questo ci ha portato ad oggi ad avere a che fare con aziende che fatturano come Stati interi e con un potere spesso non regolamentato.

Nel 2014 Gavin Wood invece ha definito l’utopico Web3: un luogo caratterizzato dalle intelligenze artificiali, tecnologie NFT, blockchain e crypto.

In merito all’intelligenza artificiale vale la pena soffermarsi visti i dibattiti degli ultimi mesi: le capacità di creazione e di immaginazione sono state per lungo tempo considerate prerogativa dell’intelligenza umana. Le nuove AI (Artificial Intelligence) ci hanno dimostrato che non è così.

E’ solo di marzo scorso infatti la notizia del Garante della privacy italiano che decide di bloccare ChatGPT.

Facciamo un passo indietro: cos’è ChatGPT? La nuovissima Open AI, tra i cui fondatori troviamo Elon Musk, è una start up dell’informatica che si è dedicata allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Grazie al suo lavoro è nata ChatGPT, un software che riesce a creare contenuti verbali e non verbali di ogni genere, partendo dalle informazioni immesse all’interno del software.

Torniamo a marzo 2023: alcuni dipendenti della nota azienda Samsung hanno utilizzato ChatGPT con fini lavorativi MA, non essendo stato regolamentato l’uso di questo tipo di applicativi, il Garante della privacy italiano ha deciso di indagare meglio circa la sicurezza dei dati. Dopo accurati controlli, il garante stesso ha dato il suo benestare per l’utilizzo di ChatGPT a patto che l’azienda apporti delle modifiche e ha dato tempo fino a fine aprile per farlo.

OpenAi lo farà?


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